Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

103) Alberto Piazza, Miracolo di un santo (Antonio abate), collezione privata

104) Alberto Piazza, San Giovanni Battista (pannello del polittico), Castiglione d'Adda, chiesa dell'Incoronata

105) Alberto Piazza, San Rocco (pannello del polittico), Castiglione d'adda, chiesa dell'Incoronata
di vedere il precedente ideale al gonfalone dell’Incoronata, mentre nei due Santi della tavoletta romana siamo ancora prossimi ai pannelli del polittico Berinzaghi, con il quale si verifica il più completo abbandono alle suggestioni del classicismo formale. Motivo questo che mi ha suggerito per il complesso dell’Incoronata una datazione leggermente successiva rispetto all’impresa a fresco, forse da porre in relazione al testamento del 1516 dello zio di Giovanni Antonio.(134) Seppure permangano la rigorosa, monumentale, impostazione delle figure, nella forte accentuazione espressiva di alcuni personaggi e nell’ampio panneggiare degli esempi sinora accennati, si constata la maggiore portata dell’approfondimento sulle opere dei leonardeschi milanesi poc’anzi ricordati e più chiaro risulta l’avvicinamento al linguaggio proprio di Lorenzo Costa, che si era stabilito alla corte mantovana di Isabella d’Este almeno dal novembre del 1506. Anche la definizione narrativa del paesaggio, già espressa nel trittico di San Nicola e nelle tavole di Turano, ha origini centro italiane, in particolare toscane. In un lento ed ondulato degradare le colline, dipinte nelle tonalità chiare dell’ocra e del verde, si fondono coll’azzurro e il celeste del cielo. I fondali montagnosi in lontananza, eseguiti con tenui e sfumate variazioni cromatiche, tendono a incupirsi nell’intento di rendere più naturale il dato atmosferico, con l’integrazione dei modi leonardeschi e perugineschi: Alberto in questo momento si accomuna ad artisti come Marco d’Oggiono. Va altresì sottolineata la scelta di ampliare la percezione visiva con alcune soluzioni che denotano la sua evoluzione anche nel campo progettuale. Ciò si verifica nell’eliminazione dell’alto schienale del trono della Vergine, sempre presente negli esempi precedenti, che consente la diretta ambientazione dei personaggi nella natura circostante e il più immediato coinvolgimento dell'osservatore. Anche i nimbi non sono più dischi dorati, come fino ad ora, ma sono evidenziati dalla semplice linea in oro, che alleggerisce la composizione e rende più naturale l’immagine dei Santi. Verso la fine del secondo decennio, a seguire in un breve arco di tempo, ritengo si collochino sia la Morte della Vergine conservata al Seminario Vescovile di Lodi, sia i due pannelli centinati del Museo Diocesano d’Arte Sacra (Lodi), raffiguranti San Bassiano e San Sebastiano.(135) Questi ultimi sono i laterali di un complesso pittorico assai più ampio, sul genere degli altri rimasti a Lodi, per il quale è stata suggerita la ricostruzione assieme al trittico del Duomo.(136) Personalmente nutro qualche riserva sul loro avvicinamento in quanto mi sembra di rilevare un leggero scarto stilistico e quindi cronologico. Il San Bassiano che, con minime variazioni, è speculare a quello riprodotto nel polittico Berinzaghi, offre nuovamente l'opportunità di sottolineare le qualità pittoriche

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