Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

47) Cesare Magni, Incoronazione della Vergine, già Milano, collezione Sessa Fumagalli

48) Cesare Magni, Madonna col Bambino tra i Santi Agostino e Giovanni Evangelista, Roma, Pinacoteca Vaticana
riscontri tipologici, fondati sull’aspetto del Bambino e sulla sua singolare espressione, siamo di fronte ad un’opera del lodigiano; egli manterrà inalterate queste caratteristiche lungo l’intera carriera artistica. Di fatto la figura di Martino assume connotati completamente nuovi e assai interessanti rispetto alla confusa figura sinora conosciuta, dimostrandosi pienamente inserito nell'ambiente degli artisti leonardeschi attivi a Milano nei primi anni del Cinquecento, a conoscenza delle novità che Leonardo irradiava, una volta tornato nella capitale del Ducato, tra il giugno del 1506 e il settembre del 1507, per restarvi, salvo brevi intervalli, dal settembre del 1508 fino allo stesso mese del 1513. In rapporto col Boltraffio e con Giovanni Agostino da Lodi, Martino cresce al fianco di Cesare da Sesto, gli esordi del quale sono ben espressi nella Madonna col Bambino e San Giovannino del Museo d’Arte Antica di Lisbona (68), e del giovane Giampietrino. Pittore estremamente eclettico e stravagante, nel proprio repertorio sovente predilige realizzare soggetti insoliti. Spesso si affida alle originali idee di Leonardo e sviluppandole in maniera personale, rende particolare anche lo svolgimento di temi più comuni come le Madonne col Bambino o le Natività. Rivolge un’attenzione particolare alle novità luministiche di origine nordica, non trascurando l'uso di una tecnica pittorica di sovente affine alla loro per colore, luminosità e impasto. Dall’analisi delle opere del suo nuovo catalogo emerge la versatilità nell’interpretazione dell’aspetto naturalistico, genere nel quale Martino dimostra una particolare propensione: i suoi paesaggi, di una qualità pittorica molto alta e completamente differenti dagli interessi che persegue il fratello, assumono un’importanza peculiare per la comprensione del suo percorso. L’apice dei contatti col seguito di Leonardo sembra rappresentato da una derivazione della Vergine con Sant’Anna, San Giovannino e l’agnello, di ubicazione ignota (69), determinante per decifrare il grado di interesse verso il mondo leonardesco e tanto più sorprendente per il livello di immedesimazione che egli raggiunge nel dipingere le figure e ancora più stupefacente per la capacità descrittiva di un paesaggio incredibilmente arioso e multiforme, luminoso e ricco di particolari. Se per assegnarla a Martino è fondamentale il confronto con i dipinti monogrammati, vale la pena tenerne presente il livello qualitativo in considerazione degli interessi nella realizzazione del paesaggio. A questo momento di maggiore adesione ai fatti leonardeschi si colloca anche l’ignorato affresco a monocromo, nel terzo vano a sinistra della chiesa di San Marco a Milano, raffigurante la Vergine col Bambino e San Giovannino /fig. 9/. Nonostante alcune pesanti lacune, contenute dal restauro, il dipinto non nasconde le parti congeniali ai modi di Martino, confermando l’avvenuta attività milanese; le pose

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