Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

52) Cesare Magni, Madonna con Bambino, ubicazione ignota

53) Alberto Piazza, Giudizio di Santo Stefano, Torino, collezione privata

54) Alberto Piazza, Lapidazione di Santo Stefano, Torino, collezione privata
interessi di Martino in relazione alle suggestioni d’oltralpe, in questa fase soprattutto soggette al gusto fiammingo. Sono infatti ancora da valutare le possibilità di scambio verificatesi tra l’ambiente artistico milanese e pittori fiamminghi come Gerard David (verso 1460 – 1523), Joos van Cleve (verso 1485 – 1540/41), Bernard van Orley (verso 1488 – 1541) e Joachim Patinir (verso 1485 – 1524), primo neeerlandese a rendere il paesaggio protagonista del quadro, ma appare certo che i loro fondali presentino caratteri assai comuni a quelli delle opere di Martino. Altri dipinti si segnalano per la stretta connessione con la situazione leonardesca; mi riferisco al San Gerolamo penitente /fig. 12/(72) e al bellissimo Salvator Mundi in abiti civili forse a celare il ritratto del piccolo Massimiliano Sforza /fig. 13/.(73) Queste opere conducono Martino in un clima di stretta convivenza con le novità milanesi nei confronti del lume, dell’intensità dei sentimenti umani e della natura. La veste scarlatta del fanciullo dalla folta capigliatura rossiccia è solcata dalle ampie pieghe che proseguono anche sul risvolto verde della manica, per terminare nelle pallide epidermidi di cristallino sapore fiammingo. Il fitto incresparsi della veste, comune al mantello del San Gerolamo, è frequente motivo dello stile di Martino. Il medesimo solcare delle pieghe fitte e profonde, con le lumeggiature a filamenti dorati e le tipologie del tutto ricorrenti, sono caratteristiche per le quali ad esse si connettono entrambe le derivazioni dai prototipi leonardeschi. Risulta difficile stabilire quale possa essere la più antica tra le tre opere monogrammate, dal momento che il suo stile non è contenibile in schemi fissi. Egli si riconosce per una serie di elementi morfologici che inserisce via via nelle proprie opere senza che siano determinanti per chiarirne la sequenza. Supponendo che il Battista alla fonte /fig. 2/ della National Gallery di Londra sia la più antica, siamo sempre di fronte a dipinti di cultura marcatamente milanese e leonardesca, cui si innestano, nel caso specifico, suggestioni di Cesare da Sesto, Boltraffio e Giovanni Agostino. Il Santo è raffigurato in una non comune iconografia, inginocchiato tra le rocce mentre attinge l’acqua alla sorgente. Se la figura del Precursore, esemplata sul San Gerolamo di Leonardo (Roma, Pinacoteca Vaticana), è modulata in forme classiche, una nota eccentrica è costituita dall’ampio panneggio che copre parzialmente il suo corpo e forma una fitta serie di scanalature e di pieghe che ricordano l’Agostino lodigiano. L’ambientazione evoca con evidenza quella per la Vergine delle rocce, in una narrazione dagli effetti traslucidi di sapore fiammingo. A poco dopo sembra risalire la Madonna col Bambino e San

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