Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

111) Alberto Piazza, San Bassiano (pannello del polittico), Castiglione d'Adda, chiesa dell'Immacolata

113) Alberto Piazza, Vergine che allatta il Bambino, Ombriano, chiesa parrocchiale
pannelli raffiguranti San Barnaba e papa Giulio II.(144) All’imponente leggio appartiene l'episodio che raffigura l’Adorazione dei Magi, il cui cartone preparatorio è stato dal Ferretti avvicinato ad Alberto.(145) La documentata presenza del pittore lodigiano nel cantiere del Duomo rende effettivamente plausibile l'ipotesi, anche per il fatto che lo svolgimento della scena rivela consonanze abbastanza stringenti con l’opera di Alberto, in particolare con due dipinti del medesimo soggetto come il poc’anzi citato affresco in Santa Maria della Pace e la predella che ho restituito alla sua mano (Vicenza, Museo Civico) in un momento di poco successivo al 1520.(146) Sono comuni sia il rigoroso equilibrio compositivo di stampo classico, sia la monumentalità delle figure, panneggiate in ampi mantelli dalle pieghe ondulate. La tarsia riproduce questi effetti grazie alle continue sfumature che caratterizzano luministicamente i passaggi di piano; Gian Michele de Pantaleoni ha certo dovuto attenersi ad un modello preciso, anche se la mano e la stessa tecnica dell'intarsiatore pongono in obiettiva difficoltà il riconoscimento dell’autore del prototipo. L’ipotesi del progetto di Alberto non appare così azzardata, anche se, rispetto ai problemi ancora insoluti, soprattutto per quanto riguarda i soggiorni savonesi, la questione della fornitura del cartone per il leggio è meno determinante del sapere quale posizione assunse nel cantiere e quali altre commissioni ricevette intanto che si trovava in città. Resta come utile indizio alla ricerca anche perché, se di Alberto si tratta, il progetto sembra piuttosto risalire a qualche anno dopo la sua già accertata presenza, verso i primi anni del terzo decennio. Sono infatti molti i documenti conservati a Savona che attestano lo straordinario impulso fornito nei primi decenni del Cinquecento alla realizzazione di altre opere nel Duomo, "tra cui gli affreschi perduti" che la Parma Armani ricorda "di soggetto ignoto con cui Albertino da lodi decorò nel 1517 il coro (la volta ?)".(147) Alberto sarebbe dunque stato impiegato anche in questa impresa decorativa, oltre ai perduti dipinti raffiguranti i dodici Vescovi ? Anche se il dubbio circa il suo maggiore coinvolgimento savonese mi assaliva fin dall'epoca della prima stesura di queste ricerche, ora possiamo affermare di averne trovate le conferme. Mi domandavo, infatti, se Alberto avesse "effettuato solamente questo viaggio nel 1517 o se vi fosse già stato in precedenza [...] ed anche successivamente a tale data" (148); dubbio che, da una parte, sorgeva sulla base dei già allora riscontrati rapporti con Vincenzo Foppa, Carlo Braccesco e gli altri pittori liguri e dall’altro come spiegazione dell’indiscutibile evoluzione che nelle opere a Lodi si ha solo modo d’intuire. Ora siamo in grado di sostenere

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