Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

114) Alberto Piazza, Visitazione, Crema, Palazzo Vescovile

115) Alberto Piazza, Visitazione, Crema, Palazzo Vescovile

116) Alberto Piazza, Apostoli attorno al sepolcro, Berlino, Staatliche Museen, Gamäldegalerie
con maggiori elementi questa situazione, grazie ad una serie di ritrovamenti che hanno spostato decisamente il baricentro della formazione di Alberto verso questo versante, diciamo foppesco-ligure, durante il quale l’artista è ugualmente attento partecipe degli stimoli culturali milanesi di stampo bramantinesco e zenaliano. L’altra domanda che mi ponevo, circa l'eventuale ritorno a Savona anche successivamente al 1517, nasceva dalla constatazione di una rarefazione delle sue opere nel territorio lodigiano dopo il 1520. Domanda ancora più assillante considerata la notevole evoluzione che egli dimostra di raggiungere nel polittico di Castiglione d’Adda, opera che va restituita solo ed esclusivamente alla sua mano. I dipinti che lo compongono rappresentano il culmine della maturazione artistica di Alberto e per questo motivo mi veniva spontaneo domandarmi cosa fosse intercorso nel frattempo. La risposta che mi suggerivo prendeva in considerazione l’ipotesi che egli avesse conquistato un’apertura mentale più libera, da consentirgli di superare gli schemi formali precedenti, raggiungibile solo con la frequentazione di ambienti rivolti alle più aggiornate istanze nel campo figurativo, rispetto alla congelata situazione lodigiana. Questa possibilità viene anche suggerita dalla tarsia del leggio nella quale, se disegnata da Alberto, si legge un’evoluzione rispetto all’orientamento in senso classico che domina la sua crescita a partire dalla prima metà del secondo decennio. E se nel gonfalone del 1519 all’Incoronata o nel polittico Galliani, datato 1520, in Sant’Agnese e nel successivo trittico del Duomo questa tendenza dimostra tutti i suoi esiti, non si può che ricordare l’affermazione secondo la quale l’Adorazione dei Magi del leggio dimostra la conoscenza delle opere raffaellesche.(149) Ritengo sia da restituire al medesimo artista anche l’esecuzione del cartone preparatorio per un’altra tarsia di Gian Michele de Pantaleoni sempre per il coro della Cattedrale di Savona, che sappiamo intarsiati nel 1521, quella raffigurante la Madonna con il Bambino che consegna le chiavi a papa Giulio II, dove convivono le medesime componenti viste nell’Adorazione dei Magi (150). Alla permanenza savonese del 1517 è stata anche collegata la questione riguardante altre tre opere di dibattuta autografia, due delle quali eseguite per Savona. Una di esse, la Visitazione del Museo di Wiesbaden, proviene dalla chiesa di San Giacomo, mentre la Madonna in trono tra i Santi Pietro e Luca è tuttora nel Duomo nuovo (cappella Spinola). Alla luce della ricostruzione del percorso di Alberto va esclusa la possibilità che i dipinti in questione possano risalire a quell'anno, anche se non si può neppure negare l’esistenza di talune analogie con le opere databili attorno al 1520 e con il più tardo polittico di Castiglione d’Adda. In realtà Alberto è un artista che

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