Giovanni Agostino da Lodi ovvero l'Agostino di Bramantino: appunti per un unico percorso

quindi possibile stabilire con sicurezza sino a quando egli fu attivo. Se tale giudizio dovesse dipendere dalle opere che appartengono al suo catalogo non sembrerebbe ipotizzabile una carriera ancora molto duratura. La scarsità di testimonianze resta comunque un limite per la più precisa comprensione della sua attività e dei rapporti da lui instaurati, anche se, per quanto si è potuto ricostruire in questa sede, dovettero essere molto intensi, in particolare con le personalità più in vista che via via abbiamo preso in considerazione. A seguito di questo riesame con il quale ho cercato di porre in luce la nuova dimensione nella quale Giovanni Agostino svolse il proprio percorso artistico, la sua eccentrica ed intrigante personalità, avvolta da quello stesso alone di affascinante mistero che si legge nelle espressioni dei suoi personaggi, dovette raggiungere ai suoi tempi una posizione culturale di tutto rispetto, confermata anche dal ricordo che di lui resta all'epoca del Lomazzo. Il pittore lodigiano assume così il valore di interessante posizione di 'cerniera' culturale tra i differenti centri della pianura padana, venendo a coagulare elementi milanesi e veneziani, emiliani e nordici; non si tratta di uno stanco e ritardatario diffusore di immagini con il ruolo da comprimario, non siamo di fronte al ripetitore noioso di formule e modelli ormai comuni ma, anzi, grazie alle aggiornate ed originali soluzioni cui ci ha abituato, egli si pone all'avanguardia rispetto ad un già numeroso gruppo di artisti, quale portavoce delle più innovative soluzioni devianti dal rigoroso classicismo.

(Ottobre 1987)

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