Giovanni Agostino da Lodi ovvero l'Agostino di Bramantino: appunti per un unico percorso

16) Giovanni Agostino da Lodi, Studio di testa maschile, Londra, Hazlitt, Gooden

17) Giovanni Agostino da Lodi, particolare Madonna col Bambino e quattro santi, Gerenzano (Varese), parrocchiale
con i modi di Giovanni Agostino che conosciamo attraverso opere di piccolo formato e che risalgono indicativamente a questo periodo: essi derivano da modelli leonardeschi, e hanno il medesimo marcato realismo e acceso incarnato, la stessa qualità cromatica liquida e dai toni squillanti con cui sono eseguite le figure nei dipinti inediti qui pubblicati, come il Martirio di San Sebastiano e alcuni altri che seguono nel testo, e nell'altro fondamentale quadro che risale al primissimo Cinquecento, raffigurante Cristo deposto (Poznan, National Museum) (53). Si aggiunga che il bassorilievo con la scena istoriata a monocromo, lungo la base del trono, sia per la semplificazione e la scioltezza di esecuzione, sia per la schematica esecuzione delle figure, ha un carattere assolutamente bramantinesco che sembra presupporre quei contatti con il Lodigiano indicati poco sopra. Tornando al discorso iniziale, le figure in discussione sono più precisamente, partendo da destra, la seconda, la terza e quella in primo piano di profilo, mentre è più difficile proporre un giudizio riguardo a quella con il turbante al centro del gruppo e alla prima al lato estremo, col cappello a larga falda, benchè la caratterizzazione dei visi si avvicini a quegli esempi. I volti del soldato con l'elmo piumato e della figura che sta alla sua sinistra sono, ad esempio, particolarmente simili all'espressione dell'arciere a terra, con lo sguardo rivolto verso l'alto, nel Martirio di San Sebastiano. A ulteriore conferma di quest'influenza e di questo inedito connubio si aggiunga un altro indizio dettato dal tipo di paesaggio che completa il Giudizio di Salomone (ill. ). Se, nel lento digradare della parte principale del quadro, è evidente l'analogia con quello realizzato nello sfondo della Prova di Mosè, è altrettanto chiara, ad un'attenta osservazione, la differenza concettuale e tipologica della parte dipinta a destra: un paesaggio impervio e roccioso, disseminato di esili alberelli che si stagliano contro l'azzurro del cielo, in contrasto con l'arcadica veduta tipica della visione di Giorgione. Anche qui sembra trattarsi dell'inconfondibile idea della natura che caratterizza l'intera opera di Giovanni Agostino, dai dipinti poc'anzi accennati ai due pannelli con le scene mitologiche tratte dalle 'Metamorfosi' di Ovidio, nella collezione Thyssen-Bornemisza di Lugano. (54) Un paesaggio completamente personale, ideato certo sotto l'influenza dei modelli di Leonardo e di quelli nordici, ma che lascia presagire, per l'intima naturalezza e la meticolosa riproduzione di una realtà piuttosto particolare, la conoscenza degli schizzi sui taccuini di viaggio dei maestri oltremontani (che certo non mancarono a Venezia) o un viaggio dello stesso Giovanni Agostino attraverso le strette gole alpestri quali si

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