Giovanni Agostino da Lodi ovvero l'Agostino di Bramantino: appunti per un unico percorso

28) Giovanni Agostino da Lodi, Salomè con la testa del Battista, Milano, collezione Gallarati Scotti

denuncia, testimonia a sua volta dell'effettiva origine lodigiana di Giovanni Agostino e dovrebbe convincere anche i più scettici della corretta corrispondenza tra il vecchio pseudonimo e la reale dimensione storica del pittore di cui trattiamo. Il trittico in questione si pone in stretta relazione con la Cena in Emmaus della collezione Mondadori e con l'Adorazione di Allentown; queste ultime due opere, nell'ordine in cui le ho citate, sono probabilmente ancora entro il lustro iniziale del secolo, mentre i tre pannelli sembrano seguirne gli esiti. La Cena, pur successiva allo Sposalizio mistico di Santa Caterina (Venezia, chiesa di Santo Stefano), mantiene inalterata l'ampiezza delle forme e la centralità della scena in uno svolgimento però più disinvolto e in una maggiore vivacità di toni. La sua composizione pare quasi inscrivibile in un ellisse che passa lungo le figure ricurve agli estremi della tavola imbandita, citazione dell'Ultima Cena di Leonardo compiuta con uno strabiliante realismo, con una visione di tale precisione lenticolare da lasciare certo sorpresi gli stessi nordicizzanti come Jacopo de'Barbari, Marco Marziale, Pier Maria Pennacchi e Lorenzo Lotto. Proprio la linea curva che definisce il panneggio della Maddalena e il modo di piegare il lembo raccolto sul braccio di Marta, nel frammento veronese, richiamano per ampiezza e originalità le soluzioni indicate nella Cena. Anche la disposizione cadenzata dei personaggi di profilo si ripropone con calibrata e studiata intenzione nelle Sante del trittico che si alternano nel presentarsi in primo piano all'osservatore, Marta dietro alla compagna mentre Agnese nasconde il corpo di Apollonia. Viene fino da domandarsi in quale rapporto si collochi, rispetto alla statuaria disposizione attuata da Giovanni Agostino, l'altrettanto misurata collocazione dei Santi predisposta nel 1505 da Giovanni Bellini nella pala di San Zaccaria a Venezia e se non sia esistito in laguna un precedente di questo tipo del nostro artista. Rispetto all'anno intorno al 1512 fissato dal Romano (85) per il ritorno di Agostino in Lombardia, l'approssimativa datazione del trittico entro la fine del primo decennio viene ad anticipare, seppure ad una data non precisabile, il suo rientro in patria (86); a giudicare dagli esiti culturali che di continuo denucia la sua produzione non è però da escludere che l'artista abbia attraversato più volte la pianura padana. Anche l'Assunzione della Vergine, pervenuta alla Pinacoteca Ambrosiana (Milano) attraverso un tortuoso percorso collezionistico, ha le credenziali per essere considerata un opera lombarda di questi anni; esiste infatti una parziale e mediocre derivazione di questa composizione per mano di Giovanni Antonio da Lagaia, nel polittico (1519) conservato nella chiesa della Misericordia

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