Giovanni Agostino da Lodi ovvero l'Agostino di Bramantino: appunti per un unico percorso

30) Giovanni Agostino da Lodi, Adorazione del Bambino, collezione privata

la continuità del discorso di precedente origine in una datazione che indicativamente va situata verso gli inizi del secondo decennio; ciò avviene in concomitanza con la Pietà della Ca' d'Oro, che segue cronologicamente il nostro inedito, per l'insinuarsi di un più accentuato grafismo. A questo periodo ritengo risalga un ulteriore esempio delle doti grafiche dell'artefice lodigiano, particolarmente interessante in quanto si tratta del primo foglio che si viene a conoscere eseguito in una tecnica che non sia quella consueta a gesso rosso. Il disegno raffigura il busto di una giovane donna, rivolta verso sinistra (ill. ) e fa parte, sotto la generica attribuzione alla scuola di Leonardo da Vinci, della donazione Bonnat al Museo omonimo di Bayonne (Francia) (92). Lo stringente rapporto che si instaura proprio con le due figure dell'Adultera, la maggiore eleganza e quella raffinatezza dell'aspetto formale che in Giovanni Agostino si constata a partire dalla fine del primo decennio confermano questa ipotetica collocazione cronologica. Anche tramite questo nuovo e, per ora, insolito mezzo grafico a pennello e inchiostro, che, oltre a non ridurre la sua morbida e suadente capacità espressiva, ne valorizza la bizzarra libertà e la rapida scioltezza, si accentua quella che definirei la sempre più accattivante e sensuale rappresentazione dei personaggi femminili, in perfetta sintonia con gli intenti manifestati in pittura. Un dipinto che desidero recuperare agli occhi della critica è quella stravagante e per questo eccezionale Adorazione dei Magi (ill.) pubblicata dal Berenson (93) quando si trovava presso William Graham a Londra; essa costituisce il sintomatico esempio degli esiti di fantasiosa immaginazione cui giunge Giovanni Agostino nella fase matura del proprio 'excursus'artistico. Il quadro, di alta qualità e di rilevante accuratezza, si distingue per la stravagante ambientazione e per l'eccentrico atteggiamento degli astanti. Prospettive piuttosto assurde vengono dettate dal giovane cavaliere che si sporge tra le rocce; panneggi dalle forme più azzardate, lumeggiature dorate e riflessi argentei sono solo alcuni degli aspetti che colpiscono l'osservatore di questa scena, quasi che si tratti di una farsa teatrale. Emergono d'altro canto i continui rapporti con la cultura milanese, da Leonardo al Bramantino e, forse, all'emergente Gaudenzio Ferrari, e vi si legge un prevalente significato del segno grafico che assume la funzione d'impreziosirne l'immagine. Vi è testimoniata inoltre la concordanza d'intenti con Ludovico Mazzolino, per il tramite dell'altrettanto insolita Adorazione dei Magi del 1512 (Reggio Emilia, Fondazione Magnani-Rocca). A questo periodo che definirei appunto della maturità risale anche l'assai poco conosciuto frammento, in realtà un povero lacerto, col busto del Redentore inserito nel paesaggio; della tavola appartenente

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