Spunti sulla diffusione di un tema leonardesco tra Italia e Fiandra sino a Lanino

i modi del maestro vinciano; successivamente cioè, alle altre due prove, per le quali è probante il confronto con la 'Sant'Anna, la Vergine e il Bambino dormiente' di Yanez, nella chiesa di San Nicola a Valencia. In questo contesto ritengo vada inoltre vista la 'Madonna col Bambino e l'agnello' della Pinacoteca di Brera /ILL /, già attributa al Sodoma e riferita ora dubitativamente a Cesare da Sesto dal Marani (49) e a Fernando de Llanos sostituito poi con lo Yanez dal Brown (50), insieme al quadro di Washington. Anche Louis de Morales potrebbe aver avuto l'esordio artistico segnato da questi contatti, comprensibile osservando l'esito dei suoi incarnati, sfumati in cineree gradazioni nella 'Madonna col Bambino' del Museo del Prado /ILL /. Su queste premesse credo si possa rintracciare una sua esercitazione più antica nella 'Madonna col Bimbo dormiente' conservata al Musée des Beaux-Arts di Strasburgo /ILL /, copiata dai disegni di Cesare da Sesto, al quale viene tradizionalmente attribuita. Seppur con cautela, l'opera può corrispondere ad un periodo ancora ignoto dello spagnolo per l'analogia nella superficie epidermica, per certi bagliori racchiusi dalla medesima linea netta che scontorna e per i più accentuati effetti chiaroscurali, che non corrispondono ai modi di Cesare ma precorrono, piuttosto, le accentuazioni patetiche del Morales. Saranno gli studi successivi ad appurare con maggiore precisione i termini di questa fitta trama di connessioni che coinvolgono di frequente personalità poco conosciute o del tutto misteriose, tanto italiane quanto straniere. Restando in Italia e volendo avanzare una periodizzazione di questo motivo, seppure con fatica è possibile rintracciare altri esempi ispirati al nostro: ricordo la 'Sacra Famiglia e Santi' (Verona, Museo di Castelvecchio) che un frequentatore milanese quale è stato Giovan Francesco Caroto, esegue nel 1531, e la tavola di Gerolamo Mazzola Bedoli, svolta con una certa autonomia d'ispirazione, anch'essa nelle Collezioni Reali inglesi a Windsor Castle (52), tale da far sorgere il sospetto che una scelta volontaria abbia ispirato l'insediamento nella medesima collezione di tre raffigurazioni con questo argomento. Rimanendo in ambito lombardo non individuiamo altre significative rappresentazioni del soggetto, ad esclusione delle prove di quell'artista che con maggiore fervore si mantiene figliarmente legato alla lezione leonardesca. Questi è il vercellese Bernardino Lanino che fin dai suoi esordi giovanili, accanto alla 'dipendenza' stilistica e quotidiana da Gaudenzio Ferrari, riconosce in Leonardo la fonte ispiratrice delle sue scelte figurative, rimanendone costantemente attratto. Con lui viviamo una straordinaria continuità tematica. Straordinaria appunto perchè egli stesso ne documenta con instancabile precisione la stretta adesione ai modelli del maestro che Bernardino non conobbe

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