Appunti ferraresi. Altri tasselli per il Garofalo

privata milanese (18), con la quale il nostro quadro condivide il particolare momento. Molti sono gli aspetti comuni, così da suggerirne una vicinanza cronologica negli ultimi anni della piena maturità.
Parecchi altri sono i dipinti che si possono mettere in relazione con il nuovo 'Cristo portacroce', in particolare ricordo l''Orazione di Gesù nell'orto' (Pinacoteca Nazionale di Ferrara), con la tipologia di Cristo particolarmente simile, il 'San Giacomo maggiore' della Galleria Palatina a Firenze, un 'Cristo benedicente' (Budapest, Galleria Nazionale) recentemente reso noto (19), mentre per la sensibilità cromatica del paesaggio rimando alla 'Madonna col Bambino' della Galleria di Monaco di Baviera.
Questa interpretazione di un Cristo umano si attaglia perfettamente col carattere del Garofalo ricordato dal Vasari, facendo del quadro un immagine di grande serenità, in totale sintonia con la funzione devozionale alla quale era probabilmente destinato.
Un soggetto assai raro è quello di 'Numa Pompilio e la ninfa Egeria', raffigurato nella tela di collezione privata che qui illustro /tavola 14/ e già restituita in passato al Garofalo da chi scrive (20). L'opera riproduce l'istante in cui la divinità delle acque sorgive, protettrice della nascita e del parto, appare quale ispiratrice a Numa Pompilio. Si tratta di un'opera della maturità, verosimilmente da attestare nel terzo decennio, in un arco compreso fra la 'Circoncisione' del 1519 (Parigi, Louvre) e l''Annunciazione' del 1528 (Roma, Galleria Capitolina). I venetismi che la legano al 'Cristo portacroce' sono comuni anche all''Agonia nell'orto' del City Museum and Art Gallery di Birmingham, avvicinandosi entrambi i dipinti al momento della bellissima 'Allegoria della Vanità' (21). Nel brano di solare vegetazione sulla sinistra si rende esplicito soprattutto il contatto con i brillanti impasti cromatici di Dosso Dossi, in accordo con l''Annunciazione' degli Uffizi, mentre merita certamente una particolare attenzione la qualità del morbido e cangiante piegare delle vesti intrise di luce, nell'anziana figura pensierosa.
A questo momento sembra risalire anche l''Apparizione di Dio Padre a Mosè' /tavola 15a/, conservata quale anonimo "maestro lombardo verso la metà del XVI secolo" nella Pinacoteca Civica di Villa Reale a Monza.(22) Lo stato di conservazione, non certo ottimale, ha probabilmente impedito fino ad ora la corretta identificazione, anche se non mancano parti nelle quali è chiara la sua autografia. In particolare la qualità del manto in primo piano e alcune zone del fondo si presentano con le tipiche lacche e le velature trasparenti, uniche nel loro genere.
Per concludere questo contributo al Garofalo vorrei sottolineare quanto il suo catalogo vada anche attentamente scandagliato alla luce del suo più vicino e insieme singolare epigono, il Maestro dei dodici apostoli.

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