Francesco Napoletano ossia il Maestro della Pala Sforzesca

2a) Maestro della Pala Sforzesca (Francesco Napoletano), Madonna col Bambino, Berlino, Staatliche Museen

3) Maestro della Pala Sforzesca (Francesco Napoletano), Pala Sforzesca (particolare della Madonna col Bambino), Milano, Pinacoteca di Brera

3a) Maestro della Pala Sforzesca (Francesco Napoletano), Pala Sforzesca (particolare del viso della Madonna), Milano, Pinacoteca di Brera
inizi del nostro secolo che definisce l’opera «di transizione fra la vecchia scuola lombarda e la leonardesca» (6). Il nostro autore infatti, e forse con accentuato risalto proprio per le rigide clausole alle quali si dovette attenere, fa emergere con maggiore evidenza le tradizionali nozioni foppesche e quattrocentesche precedenti alla lezione leonardesca, che pure risulta determinante. Non a caso sono tutti della stretta cerchia di Leonardo i pittori ai quali si è tentato di assegnare il dipinto. E la Pala Sforzesca rappresenta un momento importante del percorso del suo autore, punto di arrivo e insieme spartiacque di un itinerario che lo vede attraversare da protagonista uno dei periodi fondamentali della storia dell’arte lombarda. Nella pala si enunciano con particolare vigore e insistenza temi fondamentali della innovativa presenza di Leonardo, ancora troppo freschi rispetto ad una più radicata e rigorosa conoscenza delle nozioni prospettiche. Determinante e assolutamente straordinaria ci appare la monumentalità sia dell’impianto scenico, sia e soprattutto dei protagonisti. Il nostro pittore dimostra un deciso miglioramento su questo aspetto, anche rispetto all’altro esempio cronologicamente avvicinabile del suo catalogo che è il pannello con i Santi Anna e Giuseppe del Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Sebbene entrambe le opere (quella di Brera e quella di Annone Brianza) dimostrino di essere particolarmente prossime al pannello parigino, quest’ultimo rivela una maggiore libertà rispetto alla severità delle figure della pala, non possedendo quella massiccia solidità che trasmette all’osservatore. L’occasione di questo anniversario giunge propizia per avanzare l’ipotesi che anticipai diversi anni fa proprio a Carlo Pedretti, giunge propizia per avanzare l’ipotesi che anticipai diversi anni fa proprio a lui, che mi offrì l’opportunità della pubblicazione sulla rivista da lui diretta. L’assenza infatti di documenti sul nostro misterioso pittore costringe, per così dire, a tentare la soluzione per via stilistica. E la soluzione può venire solo attraverso l’accurata analisi dei particolari di alcuni dipinti che mi sembrano fondamentali per giungere a questa ipotesi. Di fatto credo che il gruppo di opere finora assegnate al Maestro della Pala Sforzesca, rappresentato dall’insieme dei dipinti precedenti, contemporanei e di poco successivi la Pala Sforzesca, costituisca il primo periodo di attività di un pittore già conosciuto e, soprattutto ultimamente, piuttosto scandagliato dagli studiosi: Francesco Napoletano, artista che ora sappiamo si chiamava Galli e la cui famiglia era originaria di Napoli (7). Dimenticato per decenni dalla critica specializzata in seguito ad alcuni commenti riduttivi (8), il pittore è stato obiettivo di più sottili indagini a partire dal contributo di David Alan Brown (9). L’innegabile suggestione leonardesca che egli dimostra

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