Francesco Napoletano ossia il Maestro della Pala Sforzesca

5) Maestro della Pala Sforzesca (Francesco Napoletano), Pala Sforzesca (particolare dell'angelo di sinistra), Milano, Pinacoteca di Brera

7) Francesco Napoletano, Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e San Sebastiano, Zurigo, Kunsthaus

7a) Francesco Napoletano, Madonna co Bambino, Zurigo, Kunsthaus
sottolinea la stessa Binaghi, molte delle componenti culturali sviluppatesi nei primi anni novanta rende poco plausibile la datazione al decennio successivo ipotizzata dal Romano e dal Natale (14). Il pittore è aggiornato sulle ultime novità decorative che il Bergognone realizza nel cantiere della Certosa di Pavia, come dimostra di conoscere gli Uomini d'arme di casa Panigarola e gli affreschi di Butinone e Zenale nella cappella Grifi di San Pietro in Gessate, entrambi a Milano. Oltre a Foppa e Leonardo conosce Mantegna, i ferraresi e gli scorci prospettici di Melozzo da Forlì, forse per il tramite di Bramante. Si diceva, dunque, della assoluta straordinarietà messa in campo dal nostro: in primo luogo si consideri la monumentalità dei personaggi e il loro dinamico atteggiarsi, unito al fondamentale valore ottenuto dalla gamma cromatica squillante e disgregante, all'importanza dei bianchi che bucano letteralmente lo spazio dominato da intonazioni accese di verdi marini, gialli ocra, azzurri vivi e rossi mattone. Non mancano parti che dimostrano ancora una forte radice quattrocentesca legata alla tradizione lombarda, come la serie dei Santi entro le nicchie nel sottarco, l'impostazione tradizionale dei quattro Evangelisti e del Padre benedicente nella mandorla. Anche la decorazione a monocromo in giallo oro, della straordinaria invenzione architettonica che suggerisce un trittico, in questo caso aperto al paesaggio e al cielo risale al gusto butinoniano. E quali esempi l'artista celebra se non quelli che conosce bene e ai quali aveva oltre a tutto collaborato; vale a dire l'impianto originario dell'altare della Vergine delle Rocce già in San Francesco Grande a Milano, dove a Francesco Napoletano spetta uno dei due angeli laterali (15), e il trittico della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, noto come del Civerchio, dove lo stesso Galli esegue, firmandolo, il San Sebastiano? (16) Va inoltre sottolineato come entrambi i complessi possiedano il pannello centrale centinato più alto dei due laterali, identico al progetto affrescato ad Annone Brianza. Se dunque questo ciclo cade a ridosso della Pala Sforzesca, come credo, resta aperta la possibilità di una ulteriore evoluzione del suo autore. E questa corrisponde probabilmente alla conquista di una maggiore scioltezza nella stesura pittorica, ad una maggiore libertà espressiva, ad una liquidità e trasparenza del colore ottenuta sulla originaria struttura legata alla tradizione lombarda. Come dire una rottura rispetto al più rigido schema compositivo e strutturale, che cogliamo fino alla Pala Sforzesca. Anche se in essa, a ben vedere, è già latente per non dire evidente, accennandolo appena ne intuisce la possibilità, il vibrante nervosismo che poi sfocia nell’originale stravaganza delle opere di Francesco Napoletano.

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