Nei dintorni del Ceruti, una nota sul Bonino

sono appoggiati un vaso con l'emblema personale del leone rampante, colmo di fiori, alcuni volumi e il nécessaire per lo scrittoio. Nell'effigie del cardinale s'intuisce che il fulcro è posto nell'intensità espressiva del viso e nelle mani, mentre tutto il resto della composizione, così carica di presenze significative, resta puro apparato scenico in un contesto che non può discostarsi dalla tradizione del ritratto aulico e da parata. I discendenti della famiglia Martignoni avevano l'abitudine di farsi effigiare: potrebbe essere ugualmente del Bonino un Ritratto del prelato Martignoni che venne pubblicato come d'ignoto lombardo in un raro volume per cinofili;(9) non conosco direttamente il dipinto ma la lettera che il personaggio reca nella mano sinistra potrebbe chiarire ogni eventuale ipotesi. Dell'artista varesino è nota anche una Madonna col Bambino, firmata anch'essa (collezione privata); per ora non si conoscono altre opere, ma ricerche documentarie a Varese porterebbero senza dubbio a nuovi esiti. I Martignoni, per commissionare questi ritratti al Bonino, dovevano avere contatti di lavoro o rapporti di parentela a Varese. Poco a sud della città possedevano un sepolcro gentilipo situato nella cappella della chiesa parrocchiale di Bolladello, dedicata ai santi Giacomo e Sebastiano. A Castelseprio, non molto distante, dovevano ugualmente avere in juspatronato un'altra cappella nella chiesa di Santa Maria. Questo loro legame con il Varesotto trova conferma nel fatto che la serie di ritratti proviene dal palazzo di famiglia, tuttora esistente a Castiglione Olona. Non credo sia dunque una combinazione che Carlo Federico (nato nel 1726), tesoriere presso la Cancelleria Segreta di Milano, avesse sposato la nobildonna Giulia Castiglioni, originaria appunto della cittadina presso Varese. In storia dell'arte quando s'individuano opere firmate e datate dall'autore si è comunque di fronte a un ritrovamento interessante. Nel caso del Bonino questo rilievo ha maggiore significato in quanto prende corpo, col proprio nome, una nuova personalità artistica. Solo successive ricerche forniranno la giusta statura a un pittore che per due secoli è rimasto nell'oblio.

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