Tra Polidoro e Boccaccino

8) Boccaccio Boccaccino, Girotondo di fanciulli intorno ad una ragazza, disegno, Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe

9) Boccaccio Boccaccino, Studio dalla Disputa del Sacramento di Raffaello, disegno, Bergamo, Accademia Carrara

10) Boccaccio Boccaccino, Visitazione, disegno, Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe
Girotondo. Proprio per questo aspetto, il foglio di Polidoro con le donne accovacciate potrebbe considerarsi fra i più antichi esempi e le somiglianze col Boccaccino sottolineare la discendenza culturale d'impronta lombarda che andiamo a proporre. E quest'ultimo, il Boccaccino appunto, è stato a lungo attivo sui ponteggi del coro e nella navata principale del Duomo di Cremona, proprio negli anni in cui il giovane caravaggino attraverso il pennello cercava la strada, si orientava, verso l'espressione più confacente al proprio essere. Entrambi a Roma, certo come molti altri artisti, per catturare de visu e di prima mano gli ultimi acuti in fatto d'arte, questi pittori dovettero conoscersi e seppure appartenendo ad una generazione diversa, è probabile che Polidoro frequentò il più anziano maestro e questi, con l'altrettanto dubbio che attanaglia simili ipotesi basate sull'assenza di fonti documentarie, forse rimase stupito delle doti del giovane artista. Un aspetto sul quale mi sembra si sia poco riflettuto è quello che riguarda la prima formazione di Polidoro. Come può un artista che si stabilisce ancor giovane a Roma (e sappiamo quale situazione, in quali difficoltà riservasse l'inserimento di questi uomini nel nuovo ambiente) raggiungere in breve tempo la grande fama e il prestigio di cui godette? È difficile ritenere che si sia sviluppato dal nulla o che in giovinezza sia cresciuto senza guardarsi attorno, quanto piuttosto che la sua attenzione si sia puntata verso i cantieri milanesi e della zona ad est di Milano, tra Cremona e Brescia. Verso quella formulazione eccentrica e, per così dire «liberatoria», che prende corpo in Lombardia tra i fatti artistici vigorosamente declamati in questo triangolo cruciale anche per gli antefatti dell'altro famoso caravaggino di longhiana memoria. Come può un «trasgressore» di tale eleganza quale è il Caldara, smentire il proprio sangue e sorvolare sui maestri conterranei dove, sulla scia di Leonardo e del Bramantino, crescono oltre al Boccaccino, Giovanni Agostino da Lodi, Altobello Melone, Gerolamo Romanino, Moretto e Giovan Francesco Bembo, con le loro fruttuose esperienze ferraresi e veneziane, prima dei rispettivi ritorni in patria? Di fatto egli non smentisce la sua origine culturale, la cui natura irrequieta già di per sé dovrebbe far pensare. Ritengo che Polidoro dovette formarsi nella sua terra e viverne i fermenti, prima di trasferirsi a Roma lungo la dorsale appenninica, facendo forse alcune tappe di studio a Firenze e a Siena. Questa è la domanda che mi pongo e che trasmetto ai colleghi, certo che l'avanzare degli studi sia solo questione di tempo.

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