La Madonna della cintola di Santi di Tito a Palazzo Pitti

il nimbo crucifero), mentre gli esecutori sono sempre due personaggi in abito nero (se si esclude il primo pannello), forse i rappresentanti di una confraternita. Ciò si spiega in quanto si tratta delle tavolette mancanti della predella per l'altare maggiore dell'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, considerate finora perdute. (A. Paolucci, 1980, pp. 211-212). Commissionate a Santi di Tito il 12 luglio 1579, il pittore consegna le opere entro l'agosto successivo. L'altare verrà completamente smembrato alla fine del Settecento e a tutt'oggi si conservano tutti i dipinti tranne questi quattro, che auspichiamo possano tornare a completare il ciclo.


BIBLIOGRAFIA: Inedito

Relazione di restauro
L'opera appare consunta da antiche drastiche puliture: i colori più delicati e i mezzitoni sono ormai quasi perduti e lasciano trasparire il colore della mestica. Nel tentativo di mascherare le svelature e uniformare l'insieme, sul dipinto era stata stesa una spessa vernice colorata mista a olio, che per la sua natura eterogenea si è con il tempo molto scurita e ossidata. La superficie pittorica appariva inoltre macchiata da ritocchi alterati e residui di vernici e sporco lasciati dalle precedenti puliture il supporto ligneo era invece ben conservato, presentando solo una piccola fessurazione e una contenuta infestazione di tarli. Dopo aver compiuto un'accurata disinfestazione mediante imbibizione del legno è stata risarcita la piccola fessura con l'inserimento di cunei di pioppo. La falsa e spessa patina è stata assottigliata gradualmente fino a recuperare la delicata cromia e luminosità che la vernice oscurava, lasciandone però un leggero strato per non mettere troppo in evidenza le svelature; i ritocchi a olio, grossolani e induriti, sono stati rimossi con il bisturi. Sono state quindi stuccate le lacune e i fori di tarlo e dopo la verniciatura è stata eseguita la reintegrazione pittorica con colori a vernice.
R.Alzeni-E.Schorscher

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