Una Adorazione a Bedulita e l'area del Romanino

12) Francesco Prata, Lo Sposalizio della Vergine, olio su tela, Brescia, San Francesco d'Assisi

indubbiamente richiamano quelle note, o lo sfondo costituito da elementi architettonici con archi, paraste ed effigi clipeate di profilo, sono pure elementi ricorrenti nelle opere dell'artista in questa fase. Il dubbio rimane unicamente a causa del precario stato di conservazione che non consente di poter esprimere un parere definitivo. Con questi ampliamenti al corpus pittorico, la figura del Prata acquista maggiore rilievo, e le ragioni vanno individuate oltre che nella dichiarata frequentazione della bottega del Romanino, nell'altrettanto accertata dinamicità che svolse all'interno dell'ambiente artistico bresciano e per i dimostrati rapporti con l'esigente committenza locale, sia ecclesiastica che privata. Il pittore si colloca in una posizione di connessione tra vicende artistiche tangenti, con l'indiscusso merito di estenderne ed ampliarne la portata in maniera personale, anche se cadenzata da ritmi e movenze che hanno, in fondo, una matrice facilmente identificabile nei prototipi esistenti. Relazione del restauro Stato di conservazione precedente all'intervento: il colore si presenta sollevato su tutta la superficie pittorica, con evidenti e diverse cadute e con piccole lacune, dovute alla fragilità della mestica utilizzata per la preparazione della tela. Ciò avviene principalmente sul manto azzurro oltremare della Vergine, che reca estese ridipinture presenti, per altro, anche nelle figure degli angeli in volo a cui sono stati aggiunti inopinati panneggi. II dipinto non ha mai subito alcuna foderatura, si conserva cioè con la tela originale che risulta molto allentata, consunta ai bordi e poggiante sulle assi del telaio; la tela presenta una giuntura in senso verticale all'altezza della testa del Bambino e della spalla destra di Giuseppe. Il quadro venne adattato al telaio curvo probabilmente durante l'unico restauro al quale fu sottoposto, verosimilmente attorno al 1806, all'epoca della sua acquisizione da parte della parrocchiale di Bedulita (si veda quanto detto alla nota 1); il dipinto, infatti, è nato «piatto», montato su di un telaio tradizionale a doppia crociera, come si può facilmente individuare grazie ai segni lasciati sulla tela originale. Fu verosimilmente in occasione di quel restauro che vennero aggiunti i panneggi agli angeli per coprirne le nudità. Attuale intervento: si è provveduto alla foderatura dell'opera con una doppia tela, di cotone e di lino, e si è sostituito il telaio originario. A queste operazioni è succeduta la totale pulitura della superficie pittorica, eseguita con solvente a bassa dose alcolica (acquaragia e alcool per le vernici) butilamina per le ridipinture e acetone per le ossidazioni; una volta portato a termine l'intervento, si sono rivelate molte parti originali e si è dimostrata notevolmente ridotta la stuccatura che si estendeva oltre la parte di

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