Tangenze fra Cremona e Siena: proposte per Bartolomeo di David

5) Bartolomeo di David, Fuga di Clelia, Londra, collezione privata

la conoscenza della pittura aspertiniana e senese, in particolare del Beccafumi, da parte del Vetraro, spostando quindi il baricentro del problema sull'identificazione del nostro autore verso meridione e invertendo la successione temporale finora accettata. La situazione, nel caso della nostra tela, si dimostra più complessa e intricata. Il misterioso autore va infatti individuato in quella che fino a qualche anno addietro era un'ignorata personalità dell'ambiente artistico senese, solo ultimamente riemersa dall'anonimato grazie all'intuito di Fabio Bisogni. Si tratta di quel Bartolomeo di David (4) del quale è nota l'attività nel 1506-07, quando aveva ventiquattro anni, alla Certosa di Pontignano, presso Siena, e che è documentato fino al 1545/'46. Fra questi estremi, era nato a Siena nel 1482, una serie di incarichi in città e almeno una parentesi romana, se riconosciamo in lui l'autore dell'affresco con la Battaglia di Isso nella villa Farnesina di Agostino Chigi e del pannello con un Corteo di soldati della Galleria Colonna. Determinante per l'identificazione del pittore dell'Adorazione è il confronto con la pala dell'Immacolata Concezione (fig. 2) nel Museo d'Arte Sacra di Buonconvento. Lo stile di Bartolomeo si manifesta nella luce abbacicante, nei profili sottili e nella linea fremente. La pittura tonale con la quale realizza gli effetti cromatici del paesaggio corrisponde ai dipinti a lui ascritti, compresi i pannelli per il cataletto di Sant'Onofrio, eseguito nel 1532. Con la pala di Buonconvento si instaura un legame indissolubile. Ogni particolare conduce a trovare elementi comuni nella luminosa ancona, giocata sulla vasta modulazione di forti gamme cromatiche giustapposte con il chiaro intento di sorprendere. Interessante risulta inoltre il confronto con la figura di San Marco entro un tondo (fig. 3), dipinto sopra l'arco nell'ex Compagnia di Santa Croce a Siena. Identico è anzitutto lo spirito visionario, ma molto simile a quella del San Giuseppe è anche la posa del braccio (5). Vivacità creativa che anima anche il tabernacolo dell'Arco delle due porte (Siena) raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovannino e Santa Caterina da Siena (fig. 4), nel quale l'affinità con i personaggi della tela è talmente calzante da risultare definitiva. Bartolomeo non è l'unico maestro senese del primo '500 suggestionato dalle allucinazioni di un mondo visionario. Egli collaborò ad esempio con Giovanni di Lorenzo, pittore le cui opere sembrano però saldamente ancorate alla tradizione quattrocentesca e ai modelli del Sodoma. Occorre ricordare, inoltre, Giorgio di Giovanni, un'altra personalità significativa emersa da studi altrettanto recenti. A quest'ultimo è stato restituito l'Orfeo che ammansisce le bestie al suono della lira, nel Castello moravo di Sternbeck, attribuito anche

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