La Madonna della cintola di Santi di Tito a Palazzo Pitti

1) Santi di Tito, Madonna della cintola, Firenze, Palazzo Pitti

Santi di Tito
(Sansepolcro 1536-Firenze 1603)

Madonna della cintola
Olio su tavola, cm 117 x 81

Schedato senza numero come scuola fiorentina del XVI secolo, del dipinto non si conosce l'originaria provenienza. Con queste dimensioni e proporzioni è verosimile considerarlo la paletta privata di un piccolo altare, forse di una confraternita. L'immagine raffigura la Vergine che concede la cintola a San Tommaso, figura tipica dell'ambiente fiorentino, come testimonia l'episodio affrescato da Agnolo Caddi nella Cappella della Cintola al Duomo di Prato o nel pannello di Maso di Banco ora agli Staatliche Museen di Berlino (n. 1141 B). Tommaso era riconosciuto come il santo patrono del Magistrato dei Sei della Mercanzia, protettore cioè del Tribunale della Mercanzia, suprema autorità di tutte le arti fiorentine. II restauro ha liberato la superficie pittorica dallo strato di vernice ingiallita, mettendo però a nudo un globale impoverimento del colore originale, soprattutto nel cielo, nel paesaggio e sull'azzurro della veste della Vergine, dovuto a precedenti drastiche puliture. L'opera è certo un prodotto della bottega di Santi di Tito. Ne sono indice la sobrietà compositiva, di un soggetto ambientato nel paesaggio toscano, le tipologie e le tonalità chiare, quasi glaciali. Santi di Tito, che come ricorda il Baglione (1642, p.65), "...molto alle cose sacre il suo genio inclinava", è stato un artista particolarmente sensibile ai dettami religiosi post-tridentini e ai valori di modestia e semplicità. Il suo stile didascalico, dai toni pacati e dalle gamme delicate rispecchia questo clima di sincera partecipazione devozionale. Il viso della Vergine richiama in maniera speculare quello dipinto nella pala con la Madonna con il Bambino in trono fra i Santi Bartolomeo e Romualdo proveniente dall'Eremo di Camaldoli e conservata nei depositi della Galleria degli Uffizi (S. Lecchini Giovannoni, 1985, p.23, fig.4). Sono analoghi l'inclinazione della testa il disegno delle sopracciglia, del naso e della bocca. Nell'opera di Palazzo Pitti il volto appare solo leggermente più slanciato e tenue perché impoverito di materia pittorica. Anche l'incisività del profilo di San Tommaso trova riscontro nelle due teste barbate. Parecchi sono i rimandi alle opere note, anche se va rilevata una minore pienezza delle figure rispetto alle solide torniture dei volumi, forse dovuta alle svelature o all'intervento del figlio Tiberio (Firenze 1573-1627). Scioltezza di pennellata e vivacità cromatica che trovano un chiarissimo confronto in queste inedite tavolette raffiguranti quattro episodi di misericordia: dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini e visitare i carcerati. Appare interessante constatare che il protagonista, cioè colui che riceve il conforto delle opere di misericordia, è Cristo in prima persona (riconoscibile per

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