Il San Pietro copia di Giovanni Agostino da Lodi a Pitti

1) San Pietro, copia di Giovanni Agostino da Lodi

San Pietro
Olio su rame, cm 27,3 x 20,3
Inv, 1890, n 758

La prestigiosa provenienza dalla Galleria del Principe Ferdinando de Medici non è sufficiente a sostenere l'autografia del grazioso dipinto su rame, impreziosito dalla tipica cornice palatina a foglie dorate. Il dipinto è ricordato come opera di Giovanni Bellini al n. 208 dell'inventario della Guardaroba, stilato nel 1713 alla morte del cinquantenne regnante (Chiarini, 1975, n. 303, p. 92). La pulitura eseguita in questa occasione ha rivelato l'ottima conservazione e la discreta qualità, evidenziando l'intonazione giallo-rosata dell'epidermide. Di fatto si tratta di una copia da un originale non ancora individuato di Giovanni Agostino da Lodi, probabilmente ispirato a modelli di Giovanni Bellini come le teste dei Santi nel Trittico dei Frari a Venezia, La copia in esame sembra eseguita agli inizi del Seicento, per le caratteristiche cromatiche riportate alla luce. Interessante perché documenta l'esistenza di un'opera giovanile del pittore di origine lombarda trasferitosi a Venezia alla fine del Quattrocento (Moro, 1989). Si tratta di un originale evidentemente famoso dal momento che ne esistono altre due versioni, una anch'essa su rame (cm 29 x 21), e non su tavola come creduto finora, conservata nella Sacrestia della chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia, ricordata da alcune fonti veneziane, come il Moschini (1842, p. 52), il Lorenzetti (1927, p. 502) e il Piva (1930, p. 134, ill. p. 131). Se ne conosce l'antica collocazione nel Seminario (Moschini, 1819, p. 330) ed è anch'essa da considerare replica tarda, in uno stato di conservazione peggiore del presente esemplare. L'altra è su lavagna e si conserva nei depositi della Galleria Borghese a Roma (Della Pergola, 1955, p. 146, tav. 266). È inoltre nota un'altra derivazione nel disegno di Pietro Paoletti del Museo Civico di Belluno (Lucco, l989, n.218, pp.176-177). L'originale doveva collocarsi in un momento assai prossimo all'unica tavola firmata dal pittore lodigiano, quella raffigurante le teste dei due Santi Pietro e Giovanni Evangelista (Milano, Pinacoteca di Brera), di qualche anno precedente la pala raffigurante la Lavanda dei piedi datata 1500 (Venezia, Gallerie dell'Accademia), discriminante fondamentale per la cronologia del pittore (Moro, 1988, pp. 30-34). La testa del San Pietro sembra infatti speculare a quella barbuta e ben tornita che svetta dal piccolo pannello braidense. Anche in questo caso, dunque, il Gran Principe fu male consigliato per quanto riguardava la pittura veneta. Come già sottolineava il Chiarini (1975, n. 301, pp. 59-60) "è sorprendente vedere su quanti pochi quadri autentici di Tiziano, Tintoretto e Veronese riuscì a mettere le mani: oggi in gran parte declassati

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