Giovanni Agostino da Lodi ovvero l'Agostino di Bramantino: appunti per un unico percorso

1) Giovanni Agostino da Lodi, Due Santi, Milano, Brera

2) Giovanni Agostino da Lodi, Allegoria della Prudenza, già New York, vendita Sotheby's
La figura del pittore noto con il nome di Pseudo Boccaccino e da più parti individuato in Giovanni Agostino da Lodi, negli ultimi anni sta riscuotendo un vivo interesse nell'ambito della critica specializzata. Si sono infatti resi particolarmente frequenti i contributi che lo coinvolgono. Dopo il primo passo compiuto grazie alla geniale intuizione del Bode (1),la cui distinzione dal cremonese Boccaccio Boccaccino ha permesso di definire un iniziale nucleo di opere raggruppato sotto il nome di Pseudo Boccaccino, la ricostruzione del suo catalogo è proseguita con incessante curiosità sino all'identificazione della vera personalità del pittore, riconosciuta dal Malaguzzi Valeri. Tali ricerche hanno condotto a sostanziali progressi, giungendo ad accertare che il gruppo di opere spetta ad un artista storicamente esistito, di origine lodigiana ma ugualmente attivo a Venezia; l'ampliarne il catalogo, anche con l'aggiunta di dipinti in seguito non più accolti dalla critica, e il prendere atto del suo sempre più rilevante ruolo culturale nell'ambito della pittura dell'Italia settentrionale tra la fine del Quattrocento e gli inizi del nuovo secolo sono gli ulteriori risultati raggiunti dalle ricerche svolte fino ai nostri giorni attorno al pittore. In un breve giro d'anni dapprima il Thode (2), seguito dal Frizzoni (3) e, insieme, dal Paoletti e dal Ludwig (4), hanno esteso l'iniziale catalogo del Bode; l'unica voce in disaccordo è quella del Morelli, all'epoca Lermolieff (5), il quale mantiene l'attribuzione al Boccaccino per i dipinti situati a Venezia. Ad una successiva fase risalgono i tentativi per identificare l'effettiva personalità storica dello Pseudo Boccaccino; nel 1902 l'anonimo curatore del catalogo della Pinacoteca di Brera (6), facendo affidamento sull'attribuzione ottocentesca a Nicola Appiano (7) delle due tavole provenienti dalla chiesa milanese di Santa Maria della Pace, ritiene di riconoscere quest'ultimo con l'artista distinto dal Bode. Respingendo questa possibilità, il Berenson (8) incrementa il numero di quadri compresi nel catalogo dello Pseudo Boccaccino, seguito in questo intento dal Fogolari (9), che presenta due interessanti inediti in territorio veneto. Nello stesso anno alcune aggiunte sono pure segnalate dal nuovo contributo del Frizzoni (10), il quale ripropone con maggiore convinzione l'identificazione del pittore nell'altrettanto misconosciuta personalità dell'Appiano. La soluzione all'intricato problema viene proposta dal Malaguzzi Valeri (11) con il ritrovamento nella collezione Bazzero a Milano (poi nella Pinacoteca di Brera) di un dipinto firmato "Johes Augusti / nus Laudesis P.", che si dimostra del tutto simile ai quadri raggruppati sotto lo pseudonimo boccacciniano. Anche se tale individuazione non ha avuto in seguito l'unanime consenso da parte della critica, la definitiva conferma della sua esattezza è giunta recentemente grazie

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