Una Adorazione a Bedulita e l'area del Romanino

1) Francesco Prata, Adorazione dei pastori

2) Collaboratore del romanino (Francesco Prata), Adorazione del Bambino, Italia, collezione privata

3) Francesco Prata, Predella, già Carate, Collezione Galli
Nella chiesa parrocchiale di San Michele a Bedulita (Bergamo), in valle Imagna, si conserva un'interessante Adorazione dei pastori (1); ignorata dalla critica, la tela è stata recentemente resa nota dal Rossi (2), il quale ha posto in risalto come la composizione derivi, in maniera variata, dalla Natività di Gerolamo Romanino conservata nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Lo studioso propone un riferimento a Callisto Piazza «soprattutto per gli evidenti ricordi della Natività di Roncadelle, da tempo considerata opera di collaborazione tra Romanino e Piazza, se non interamente del secondo (3)». Gli elementi di cultura romaniniana sono effettivamente chiarissimi tanto che, in seguito, il dipinto è stato anche attribuito allo stesso artefice bresciano (4). Oltre ai confronti indicati dal Rossi, il quadro situato a Bedulita attesta che esiste realmente un preciso legame tra il suo autore e la bottega di Gerolamo: la pala risulta eseguita per quanto riguarda la parte principale, al centro, utilizzando esattamente il cartone della Natività realizzato dal Romanino per il polittico che un tempo si trovava nella chiesa di Sant'Alessandro a Brescia (Londra, National Gallery) (5). Rispetto a questo pannello, la corrispondente zona della tela di Bedulita presenta solamente alcune minime varianti e qualche correzione compositiva: il bue di profilo e il muso dell'asino vengono decentrati ma restano identici al prototipo, come sono semplicemente dipinti più in basso, ma ugualmente tratti dal medesimo modello, i quattro angeli in volo tra le dense nubi eseguite a scapito dello stupendo paesaggio. Se l'attribuzione dipendesse esclusivamente da questa porzione di dipinto, l'identificazione del suo autore resterebbe un problema quasi irrisolvibile all'interno della bottega del Romanino, semmai distinguibile dal maestro per l'inferiore livello qualitativo che si manifesta chiaramente nel minor vigore pittorico e nella ripetizione senza nerbo dei tipici motivi romaniniani. Ma attraverso le restanti parti, eseguite senza l'ausilio di cartoni preparati dal bresciano, il pittore della pala di Bedulita si esprime con un linguaggio personale e sembra rivelare i propri caratteri stilistici: il modo di realizzare gli angeli disposti a sinistra e i due pastori sul lato opposto, confrontati con la Sant'Agata martire del quadro nella chiesa bresciana a lei dedicata e con le figure presenti nello Sposalizio della Vergine, in San Francesco a Brescia, ci inducono a proporre anche per il quadro bergamasco il nome di Francesco Prata (o Prato) da Caravaggio (6). Corrispondono al suo stile, identificabile nelle opere testè menzionate e nelle altre di sicura autografia, l'esecuzione di panneggi a fitte e insistite pieghe parallele, le lumeggiature giallo dorate sui capelli dei personaggi, le caratteristiche fisionomie attonite di

AVANTI

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