Tra Polidoro e Boccaccino

1) Polidoro da Caravaggio, Riposo nella fuga in Egitto, disegno, Milano, Civiche Raccolte del Castello Sforzesco, Gabinetto dei Disegni

2) Polidoro da Caravaggio, Annunciata, Napoli, Museo di Capodimonte

La pubblicazione del volume dedicato a «I disegni della collezione Morelli» (1) offre l'oppor¬tunità per intervenire nel dibattito che riguarda l'attività di Polidoro Caldara da Caravaggio, in questo tempo tornato all'ordine del giorno per via della significativa mostra svoltasi di recen¬te a Napoli (2). Questo spunto viene fornito da uno dei fogli appartenenti alla raccolta del celeberrimo studioso e conoscitore Giovanni Morelli, trapiantatosi per molti anni a Bergamo e che dimostrò il suo attaccamento alla città orobica donando all'Accademia Carrara l'intera collezione di dipinti (3). Mi riferisco al disegno che raffigura il Riposo durante la fuga in Egitto, ora conservato al Gabinetto dei disegni delle Civiche Raccolte d'Arte del Castello Sforzesco di Milano. Reso noto da Giulio Bora nel suddetto catalogo con l'ipotetico riferimento ad un artista cremonese del XVI secolo, rettificando la precedente dubitativa attribuzione a Guido Reni, riportata nell'inventario, in favore di un autore nel quale sarebbero predominanti gli influssi veneti e in particolare quelli giorgioneschi. Su questa direzione si inserisce la proposta a Boccaccio Boccaccino o ad «un altro artista cremonese della cerchia di Boccaccino forse più giovane, che predilige una diversa tensione dinamica delle figure» (4). L'attribuzione va a mio avviso rettificata proprio in favore di Polidoro, la cui spigliata capacità di disegnatore corrisponde assai bene ai modi grafici del foglio in questione, raccordandosi anche con precisione ai fatti espressivi del Caldara pittore, come possiamo osservare nell’Annunciata di Capodimonte. Un significativo parallelo è costituito proprio dall'altro disegno del pittore caravaggino che appartenne al Morelli, l’Adorazione dei pastori, poi passato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi (Firenze) (5), la cui «tortuosa eleganza» (6) riscontriamo ad un grado di minore finitezza nel foglio del Castello; non appare inoltre difficoltoso rintracciare forti affinità stilistiche all'interno dell'ampio «corpus» grafico, anche solo scorrendo il catalogo della menzionata mostra napoletana. Basti accennare alla Donna seduta che cuce (Firenze, Uffizi, inv. 1211 F), di un più pastoso ductus ugualmente a gesso rosso, in cui è identica la sintesi attuata nel raffigurarne la persona e l'abbreviazione grafica delle maniche e delle mani, allo stesso modo dello studio per Donne e uomini nei pressi di un tronco d'albero (Vienna, Graphische Sammlung Albertina), dove è resa più evidente l'ombreggiatura a tratteggio obliquo che viene a celare la precedente idea di una figura inginocchiata (San Gerolamo?). Della medesima istituzione museale è l'altro foglio al cui verso è raffigurato Amore bendato che porge un cuore ad una donna, di nuovo particolarmente indicato per i nostri confronti; al di là delle identiche tipologie, è il flessuoso

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