Bernardo e Antonio Marinoni

10) Bernardo o Antonio Marinoni, S. Lorenzo , Stoccarda, Staatsgalerie

11) Bernardo o Antonio Marinoni, Madonna col Bambino in trono , ubicazione ignota

dei volti della Madonna, con l'aria mesta e gli occhi rivolti verso terra, e dei personaggi dallo sguardo segnato, lo stesso stile incisivo e severo. In essi si fondono nozioni di carattere profondamente lombardo ispirate a Foppa, Bevilacqua, Zenale e Civerchio, insieme ad argomenti più pertinentemente veneti di terraferma, legati all'altra vasta bottega dei Santacroce e non completamente sordi allo spirito lottesco. La finzione architettonica determinata dall'incorniciatura con l'arco in scorcio che si collegava otticamente al motivo in rilievo della cornice è una colta citazione delle soluzioni bramantesche; adottate a Milano, in particolar modo da Butinone e Zenale, essa ricorda quella utilizzata proprio da quest'ultimo nell'interessante tavola con Sant'Alberto carmelitano conservata proprio a Bergamo nella chiesa di Santa Maria del Carmine (18). Anche l'ambientazione in un aperto paesaggio, non frequente nella loro produzione artistica e comune al pannello ora ricordato, lega la tavola in esame ai temi svolti dallo Zenale; per quel modo secco e tagliente di dipingere le rocce che così si avvicina alle tematiche compiute da Giovanni Agostino da Lodi, il dipinto sembra collocabile negli anni avanzati del secondo decennio del Cinquecento. L'incertezza è dettata dalla scarsità di opere datate e dalla difficoltà, per ora, di poter determinare il percorso cronologico dei due pittori di Desenzano. Tra le opere più antiche di questo maestro va riconosciuta la Vergine in trono col Bimbo benedicente e Angeli (19). Con essa abbiamo la conferma della ben radicata matrice culturale foppesca fondata in questo caso sull'esempio del pannello centrale del polittico di Santa Maria di Castello a Savona e rivista alla luce delle esperienze zenaliane di inizio Cinquecento. Se infatti la soluzione dei tre Angeli accovacciati sulla sommità del trono risale al maestro bresciano, è rivista alla luce delle opere di Zenale, sul tipo della più matura Adorazione del Bambino dipinta per il convento francescano di Cantù (20). Possiamo per ora considerarlo il prototipo delle composizioni impostate in modo analogo. Se il monumentale impianto architettonico si ispira ai modelli già ricordati, forse più che a motivi bramanteschi o di cultura padovana e ferrarese del settimo e ottavo decennio del Quattrocento, lo schema costruttivo ed il punto di vista molto ribassato, analogo al pannello centrale del registro superiore del polittico di Treviglio, lascia pensare che si tratti dell'elemento con una simile funzione. Il suo autore, Bernardo o Antonio che sia, dimostra inoltre la conoscenza della situazione artistica pavese sulla base del confronto con l'allestimento attuato durante l'ultimo decennio in Certosa dal Bergognone e dai suoi collaboratori come i de' Mottis. Resta quindi il sospetto più che legittimo, che il nostro pittore (o entrambi i fratelli?) fosse tra i frequentatori della scuola istituita da Vincenzo Foppa

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